Storia vecchia, vecchio copione, vecchie bugie.
Nel film Casablanca di Michael Curtiz, il capitano francese Renault pronuncia una frase che resterà nella storia del cinema e della cronaca nera di tutto il dopoguerra: „Fermate i soliti sospetti“ (Round up the usual suspects). E allora chi potevano essere i terroristi di Bombay (Mumbai) se non terroristi islamici con connessioni internazionali ad al Qaida/el keida e ai servizi segreti pakistani, padroni di Mohammed Atta, il cervello (?) dell‘11 settembre?
Che poi uno dovrebbe leggere la cronistoria degli attacchi per finire con lo sbattere la testa contro il muro e chiedersi se Hollywood (o Bollywood), dopo il colpo grosso delle elezioni di Barak Obama abbia mandato tutti i registi e gli sceneggiatori in pensioni e non abbia trovato di meglio che la storiella sfornata qui per l‘occasione.
Andiamo con ordine.
Dunque, l‘attacco, secondo lo sceneggiatore di turno, è stato sferrato dai feroci e addestratissimi „Deccan Mujiaeddin“, formazione estremista islamica che nessuno ha mai sentito prima. Per chi non lo sapesse, il Deccan è l‘altipiano alle spalle di Bombay. Sempre secondo i registi di questa nuova puntata della storia infinita, i terroristi del Deccan si sarebbero imbarcati sulla motonave „Alpha“ in Pakistan, attraversato mezzo oceano indiano controllato da 21 stazioni radar indiane per sbarcare con dei gommoni sulle spiagge di Bombay. Perché? Ogni giorno alle 7,15 dalla stazione di Pune, parte il mitico „Deccan Queen“ che arriva alle 10,30 puntuale (monsone permettendo) alla stazione di „Victoria Station“ (Chattrapati Shivaji Terminus), la stazione della strage a poche centinaia di metri dal Grand Hotel Taj Mahal. Se salite sul treno con meno di un quintale di bagaglio siete guardati con sospetto e diffidenza. Quale occasione migliore per trasportare „armi e bagagli“ nel cuore della Manhattan indiana? Perché attraversare l‘India da sud a nord, passare un confine controllatissimo (India e Pakistan sono praticamente in guerra da sessant‘anni), passare i controlli di un porto per poi fare il percorso inverso su una nave, sbarcare gommoni e attraccare su una spiaggia piú affollata di Miami Beach? Cosí, tanto per non dare nell‘occhio? E quali sarebbero stati gli obiettivi di questa cellula Jihadista? Colpire il mondo e la civiltá occidentale come ha detto Frattini?
„Evidentemente – ha dichiarato Frattini – questo dimostra che l‘attacco del terrorismo è un attacco al mondo intero, all‘India ma certamente a tutta la comunità occidentale“.
Ma Frattini è forse mancato a scuola il giorno che la maestra spiegava il limite geografico fra oriente ed occidente?
Proviamo ad analizzare qualche notizia delle agenzie di stampa. Nei primi minuti dell‘attacco sono stati assassinati i tre esperti di terrorismo della polizia di Bombay: Ashok Kamte davanti ad un cinema, Vijay Salaskar e Hemant Karkare dentro l‘hotel Taj Mahal, il secondo con tre colpi al torace. Un colpo di fortuna per i terroristi o un piano militare perfetto?
Ashok Karkare era a capo di un‘indagine di terrorismo, il cosiddetto caso Malegaon, che vedeva imputati i soliti terroristi islamici i quali avrebbero assassinato 37 musulmani all‘interno di un cimitero. Le indagini avevano appurato che gli autori erano invece da ricercare all‘interno di gruppi nazionalisti induisti quali il RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh), VHP (Vishva Hindu Parishad) e le loro organizzazioni giovanili Bajrang Dal.
Mentre ormai tutti puntano il dito verso il Pakistan e il terrorismo islamico, due ministri fanno notare che giá in passato gruppi estremisti indù hanno compiuto attentati clamorosi accusando poi i musulmani. Il Ministro Arjun Singh ha ricordato che un giudice del Maharashtra (la regione attorno a Bombay, n.d.A.) condannò dei membri del RSS per aver attaccato il proprio quartier generale a Nagpur spacciandosi per terroristi islamici e il Ministro per le minoranze Antulay ricorda che una misteriosa esplosione a Nanded ad aprile fu ugualmente organizzata da estremisti induisti spacciatisi per musulmani. L‘unica possibilitá che quindi abbiamo per interpretare questa ennesima catastrofe è quella del „cui prodest“. A chi giovano questi attentati? Intanto ad alimentare la favola di una „Spectre“ dalle mille facce e dalle mille risorse che James Bond non riesce a debellare mai, almeno fino a quando ci saranno paesi da occupare per stanare il „capo“ o per neutralizzare armi di distruzione di massa nascoste cosí bene che anche dopo cinque anni di guerra non si riescono a trovare. Poi, grazie alla cattura del terrorista Ajmal Amir Kasab, il meglio fotografato terrorista di tutto il commando con al polso un bracialetto-talismano indù, il capo del gabinetto Manmohan Singh puó rilanciare la sua teoria della prima ora secondo la quale l‘attacco é stato organizzato „fuori dai confini nazionali“. Forse non ha tutti i torti. Secondo testimoni oculari dell‘attacco al caffè Leopold, di due terroristi, uno era biondo e l‘altro aveva I capelli „punk“ ed entrambi avevano l‘aspetto di stranieri.
„They did not look Indian, they looked foreign. One of them, I thought, had blonde hair. The other had a punkish hairstyle. They were neatly dressed,“.
Sta di fatto che di 200 terroristi delle prime veline di agenzia, oggi ne sono rimasti 11, di cui dieci uccisi e uno catturato. Le persone che durante i vari conflitti hanno lasciato gli alberghi o la stazione, non sono stati controllati.
Anche qui, come nel caso dell‘11 settembre, le forze politiche moderate, dovranno lasciare il passo ai falchi che, sapientemente orientati dagli amici „fuori dai confini nazionali“, avranno il loro casus belli per appesantire la pressione sulla potenza atomica pakistana con lo scopo nemmeno troppo segreto, di mettere le mani sulla valigetta nera di controllo dell‘accensione. A chi giova? Chi ha paura della bomba pakistana? Quelli che da sette anni sono impantanati in Afganistan senza prospettive di successo? Quelli che hanno mandato piú di un avvertimento al Pakistan con l‘omicidio di Benazir Butto e con la bomba all‘Hotel Mariott? Siamo di nuovo al teatro dei burattini. Lanciato il comando, questi cominciano a muoversi sul palcoscenico di questo nuovo grande gioco che dovrá determinare il controllo sulle fonti delle risorse e sulla rete di pipeline e gasdotti. Purtroppo non sará questa l‘ultima puntata e negli U.S.A. c‘é giá chi prevede un attacco nucleare o batteriologico nei prossimi cinque anni. E se lo dicono loro…