Milano- C`era un tempo in cui gli studenti che manifestavano con le bandiere rosse nelle strade e nelle piazze italiane turbavano il sonno dei benpensanti ed erano, con disprezzo, chiamati `cinesi`. Poi è venuta Tienanmen e i democratici di tutto il mondo furono rapidissimi a condannare la brutalitá di un regime che non tollera opposizioni di nessun tipo. Le immagini hanno fatto il giro del mondo e i politici hanno fatto a gara nel rilasciare proclami, mozioni, dichiarazioni, a definire i punti fermi dei diritti dell`uomo, della civiltá superiore, del dialogo, dei valori irrinunciabili, della fratellanza che unisce gli uomini di buona volontá.Eraclito ha scritto che tutto cambia, ed è giusto che sia cosí. Il gruppo dirigente cinese ha fatto le necessarie riforme di struttura che hanno permesso al paese il salto di qualitá nel mondo dell`industria, dell`economia e della finanza. Dall`occidente sono arrivati a fiumi gli investimenti e l`interesse per il mercato cinese che è gigantesco. Si sono sprecate le delegazioni di industriali, banchieri e politici che, in una sorta di pellegrinaggio a Canossa, sono andati alla corte del Khan a cospargersi il capo di cenere per le dichiarazioni del passato e a chiedere umilmente di non essere trascurati in quello che é forse il piú grande boom economico che la storia ricordi.
Il Corriere scrive: è Pechino a guidare la classifica delle esportazioni (dall`Italia, N.d.A.), con un aumento su base annua del 3 1,5%. Il saldo commerciale con la Cina resta negativo (-5.739 milioni di euro), ma comunque l‘export va a gonfie vele. Il mese scorso, secondo le rivelazioni dell‘istituto di statistica, risultati particolarmente positivi per prodotti alimentari, bevande e tabacco (+ 165,2%), articoli in gomma e materie plastiche (+46,6%), e cuoio (+41,8%). «La Cina si sta trasformando nel primo paese di sbocco per le nostre esportazioni commenta il ministro del Commercio Internazionale e Politiche UE Emma Bonino – segno che le nostre imprese stanno imparando sempre più a cogliere le opportunità di quell`immenso paese». (1)
Ad Emma Bonino è stato chiesto:
Lei dei diritti civili ne ha fatto una ragione di vita. Non la imbarazza ora dover gestire i rapporti economici con un Paese che fa lavorare milioni di bambini?
„Non mi imbarazza, alla fine dell‘800 anche da noi lavoravano i bambini. So bene che nelle fabbriche cinesi sembra di essere in un racconto di Dickens. Però il potere non riesce più a controllare tutto. Wal Mart, per esempio, ha dovuto subire un aumento salariale dal sindacato locale. No, non mi imbarazza anche perché non vedo alternative. Che facciamo, la bombardiamo? E poi credo ci vorrà tempo: più il Paese si apre, più i cinesi girano, più guarderanno le televisioni, più ci sarà contaminazione di democrazia“. (2)
Certo sarebbe da irresponsabili abbarbicarsi su posizioni oltranziste di chiusura o di aperta ostilitá. In Cina vivono 1,3 miliardi di persone che hanno un cuore che batte, grande e generoso nonostante le loro beghe quotidiane. I loro affetti sono identici ai nostri, le loro vite e le loro esperienze sono gemelle e speculari alle nostre e non ha nessun senso lasciarci irretire da chi cerca di raccontarci storie di odio, razzismo, superiorità della razza o della civiltá. Proprio per questo resta incomprensibile l`atteggiamento della nostra classe politica che in questi giorni elegantemente e meschinamente ignora la visita di Tenzim Gyatso, XIV Dalai Lama, massima autorità temporale del Tibet e massima autoritá spirituale dell`ordine monastico Gelug del Buddismo Tibetano, nonché premio Nobel per la pace 1989 per la resistenza non violenta contro la Cina.
La figura del Dalai Lama è molto controversa e le semplificazioni cinematografiche di Hollywood non possono certo cancellare un passato di ambiguitá, di indipendenze proclamate unilateralmente e anche di guerre e di deportazioni. La provincia Tibetana fu provincia ribelle e il XIII Dalai Lama non rinunció a deportare migliaia di cinesi, cosí come Tenzim Gyatso non rinunció all`aiuto della CIA per organizzare e armare la resistenza nei confronti della Cina. Quindi il giudizio politico della situazione rimane difficile. Non voglio quindi entrare nel merito del conflitto sino-tibetano che si tradurrebbe in un rimpallo di responsabilitá che ci sono state da entrambe le parti.
Nondimeno, grave è l`abitudine della politica italiana ad avere un padrone che decide delle nostre sorti, delle nostre scelte, della nostra libertá. «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!» scriveva Dante. Ma oggi, vista l`alternanza delle maggioranze e delle diverse simpatie internazionali, sarebbe forse piú opportuno citare Goldoni e il suo „Arlecchino servitore di due padroni“, per raffigurare un`Italia ieri fedele all`alleato d`oltre oceano ed oggi prona davanti alla neo-potenza orientale.
Non fa meraviglia che Prodi, forse preoccupato per l`esportazione dei salumi tipici emiliani, si defila silenziosamente dalla scena per evitare strette di mano non gradite ai cinesi. Ma qual`è il motivo che impedisce al sindaco di Milano Letizia Moratti, giá nota per la sua battaglia personale contro i commercianti di origine cinese di via Paolo Sarpi, di ricevere Sua Santitá, Oceano di Saggezza? Quale motivo avrá Emma Bonino, sempre in prima fila nelle lotte per i diritti dell`uomo? Quali i motivi che hanno ritenuto non opportuna una visita in Vaticano? Durante le ore di chimica alle scuole medie, ero rimasto affascinato dalle cartine al tornasole.
Sono quelle striscioline di carta assorbente che, immerse in un liquido, si colorano secondo certi schemi che vi lasciano capire subito se siete alla presenza di una soluzione acida o basica.
Torniamo al nostro argomento. A quello dei proclami, delle mozioni, delle dichiarazioni, dei punti fermi, dei diritti dell`uomo, della civiltá superiore, del dialogo, dei valori irrinunciabili, della fratellanza che unisce gli uomini di buona volontá, … Ecco, il Dalai Lama, forse al di lá della sua volontá, è, in questi giorni, la cartina al tornasole della sinceritá e/o dell`ipocrisia. Mi piace pensare che a chi delle rimostranze cinesi se ne fa un baffo e va a stringergli la mano, verrá travasata un po` della luce radiosa dell`onestá, della veritá, della coerenza, della libertá o anche piú semplicemente dell`amicizia e della solidarietá di un uomo e di un popolo schiacciati sotto lo stivale della prepotenza, dell`arroganza e della brutalitá che peró mantiene orgogliosamente la propria dignitá.
Gli altri, riuniti nei loro abiti scintillanti alla Scala di Milano per la prima del Tristano, a Roma per votare una legge inutile e razzista, negli uffici dei Palazzi e delle segreterie a ripassare il protocollo degli appuntamenti ufficiali, resteranno del colore opaco e grigio dell`ipocrisia, della sottomissione opportunista, della bugia, della viltá.
Gli indiani d`America, confrontati nella loro storia e loro malgrado con tradimenti, soprusi e inganni, direbbero: lingue biforcute.
(1)
http://coranet.radicalparty.org/pressreview/print_right.php?func=detail&par=13949
(2)
http://coranet.radicalparty.org/pressreview/print_right.php?func=detail&par=13981