Italia, dove vai?

Dalla Roma ladrona alla Roma fascista

Che vergogna, il cadavere è ancora caldo e giá i professionisti del lucido agli stivali del vincitore sono febbrilmente all‘opera. Una ricerca dell‘Osservatorio sociale sulle immigrazioni realizzata dalla Makno & consulting per conto del ministero dell‘Interno, diventa “ Il Rapporto sull‘immigrazione del Viminale“ (Bruno Persano su Repubblica), o „I dati del Viminale“ (Giorgio Paolucci su Avvenire). La ricerca è divisa in due parti. Nella prima si è chiesto a circa mille italiani di rispondere a domande sull‘immigrazione e sugli immigrati. Quello che risulta da questa ricerca cosí condotta non sono dati sull‘immigrazione, ma dati su cosa pensano gli italiani al proposito. Sono due questioni e due mondi ben diversi. Se l‘11,3% degli italiani non vedono di buon occhio gli stranieri, il problema non sono l‘11,3% degli stranieri, ma la percezione dell‘11,3% degli intervistati italiani nei confronti degli stranieri. Vuol dire che non esiste un problema immigrazione, ma un problema di percezione italiana! Il 55% degli intervistati dichiara che l‘immigrazione dai paesi islamici è un problema. Rileggiamo al rallentatore. Il 55% degli intervistati dichiara che l‘immigrazione dai paesi islamici è un problema. Domanda: l‘immigrazione dai paesi islamici è un problema? Risposta: no! Non esistono dati del Viminale che in qualche modo giustificano questa affermazione. Esiste la percezione del 55% degli intervistati italiani, secondo i quali l‘immigrazione dai paesi islamici è un problema. I motivi? A detta degli intervistati sono l‘insofferenza degli islamici nei confronti della religione cattolica (28%), il loro atteggiamento critico nei confronti della cultura e delle tradizioni italiane (25%) e il pericolo di attentati terroristici di cellule integraliste (17%). Domanda: il 28% degli immigrati da paesi islamici sono insofferenti nei confronti della religione cattolica? Risposta: no! Il 28% degli intervistati (italiani) credono che sia cosí! Il 25% degli immigrati da paesi islamici sono contrari alla cultura e alle tradizioni italiane? No! Il 25% degli intervistati (italiani) crede che sia cosí! Il 17% degli immigrati da paesi islamici appartiene a gruppi terroristici o a cellule integraliste? No! È il 17% degli intervistati (italiani) a credere che sia cosí! E via di questo passo. Quindi, il giornalista onesto avrebbe dovuto scrivere: „Ricerca sulla percezione degli italiani nei confronti degli immigrati“. Ma a meno di due settimane dalle elezioni, il tirapiedi di turno ha capito che aria tira e gli conviene accomodare le cose cosí come piacciono al nuovo duca di Mantova. E via col lucido sugli stivali di cuoio! Non vale nemmeno nascondersi dietro all‘argomento: una ragione ci sará. In effetti, una ragione c‘è: la campagna di odio nei confronti del mondo dell‘Islam cominciata ben prima dell‘11 settembre con clamori di cronaca ben concertati che hanno accompagnato la pubblicazione di libri come „Versi satanici“ o „Mai senza mia figlia“ tesi a dimostrare la teoria di un Islam rozzo, barbaro e incivile. Cosí che dopo il crollo delle torri gemelle potessimo dire: ecco, lo dovevamo aspettare. Cosí, mentre altri paesi europei affrontano con successo il fenomeno immigrazione grazie ad estesi programmi capillari di iniziative sociali e culturali, altri preferiscono l‘indifferenza, nella speranza che in qualche modo le cose si aggiustino da sole. L‘Italia, da parte sua, ha scelto la strada perversa della criminalizzazione e del sospetto generalizzato nei confronti degli immigrati. Il risultato che si spera di ottenere è semplice: se le cose non funzionano come si deve, la colpa è degli stranieri che non accettano le nostre leggi, la nostra cultura, le nostre regole. Italia campione del mondo, che vergogna! Il malato è malato per colpa sua, la vittima dell‘incidente su strade mancanti di segnaletica sufficiente e in assenza di controlli è colpevole della propria disgrazia, la vittima di un lavoro svolto risparmiando sulle misure di sicurezza è parte endemica ed inevitabile della statistica. Italia, patria dell‘arte che il mondo ci invidia, che vergogna! L‘Anatema gridato dai livelli massimi del giornalismo italiano e disgraziatamente avvallato da una sciagurata lezione a Regensburg, ha trovato poi dieci, cento, mille ripetitori in politici e personaggi dell'“informazione“ ad ogni livello, fino a quelli piú bassi del circolo paesano mascherato di federalismo e difesa della cultura locale. Cosí, di passaggio in passaggio e di fronte all‘incapacitá e all‘immobilitá politica di chi pretendeva invece di difendere il diritto, la libertá e la veritá, si è fatto strada nei circoli, nelle assemblee e nelle istanze lasciate scoperte, il risentimento che nasce dall‘invidia e dall‘ignoranza. Cosí si è arrivati agli applausi per chi va a passeggio coi maiali e per chi alla vigilia della tragedia della „Kater I Rades“, la nave albanese che il 28 marzo del 1997 fu speronata dalla nave militare „Sibilla“, dichiarava che bisogna „ributtarli in mare“. Italia, paese di santi e navigatori, vergogna!
Poi c‘è la seconda parte della ricerca, quella delle domande rivolte agli immigrati.
Tra gli stranieri intervistati, oltre il 70% esprime soddisfazione nei confronti del proprio lavoro, insoddisfatto invece il 12%. I motivi? Scarsa remunerazione e mancanza di sicurezza e di continuità (entrambi al 46%), lavoro faticoso (37%) e senza un regolare contratto (34%). Il 77% degli immigrati esprime una valutazione positiva sulla propria permanenza in Italia.
Scarsa remunerazione, mancanza di sicurezza e di continuitá, lavoro faticoso e senza contratto non sono percezioni, sono testimonianze dello sfruttamento senza regole e senza principi. Non solo di quelli sindacali e sociali definiti dalla legge, ma anche e soprattutto di quelli morali di una societá matura e civile. È lo specchio davanti al quale guardare la nostra immagine riflessa. Scarsa remunerazione, mancanza di sicurezza e di continuitá, lavoro faticoso e senza contratto. Italia, paese fra i sette piú industrializzati del mondo, vergogna! La Roma ladrona diventa ora Roma fascista. Forse è la conseguenza logica di questo percorso pervertito dalle logiche dell‘egoismo, del massimo profitto, del disprezzo di ogni dignitá della persona. Altro che Islam barbaro e violento. Non ci sono eserciti islamici ad occupare l‘Europa e l‘occidente, ma piú di un esercito europeo e occidentale ad occupare terre lontane disgraziatamente ricche del petrolio necessario alle nostre industrie nelle quali far lavorare milioni di uomini e donne di ogni nazionalitá in cambio di una scarsa remunerazione, mancanza di sicurezza e di continuitá, lavoro faticoso e senza contratto. Altro che valori della societá occidentale.

In questo contesto, a confermare che l‘uomo è incapace di imparare dalla propria storia, un manipolo di politici maledetti riesce a rispolverare il copione della tragedia che si chiama guerra dei poveri e ad agitare scavando nel torbido della natura umana per mettere abilmente squadre dalla stessa condizione sociale, le une contro le altre. Bianchi e Neri, Guelfi e Ghibellini, autoctoni contro allogeni. E, dietro le quinte, i professionisti dello scompiglio, della provocazione, del caos, siedono su larghi divani circondati da meretrici e cortigiane gentilmente fornite dai loro mandanti che restano anonimi. No, non è il caso di impugnare le armi che dovremmo pagare nelle loro casse per insorgere in un‘improbabile rivoluzione. Le rivoluzioni sono state possibili solo quando loro hanno incaricato i professionisti dello scompiglio, della provocazione e del caos che dietro le quinte sedevano su larghi divani circondati da meretrici e cortigiane. Impugniamo invece l‘arma delle idee e della consapevolezza che esiste una Giustizia e una Veritá piú forte dei loro complotti e delle loro congiure delle quali, sono sicuro, un giorno dovranno rispondere davanti ad un Giudice che sará impossibile corrompere o intimidire.

http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/cronaca/viminale-immigrati/viminale-immigrati/viminale-immigrati.html?ref=search

http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire&curDate=20080430&goTo=A02

http://www.repubblica.it/2005/b/rubriche/glialtrinoi/naufragio-albanesi/naufragio-albanesi.html?ref=search

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