L‘altra Italia, l‘Italia razzista.

Perché il razzismo nel sesto paese piú industrializzato del mondo?

Da: Il Derviscio

Il razzismo non nasce per caso, perché le persone sono cattive. E il razzismo non è nemmeno un fenomeno economico, una guerra fra poveri. Il razzismo è un bacillo ideologico scientificamente inoculato nelle vene della societá civile con calcolo e maestria da esperti dei rapporti sociali. Quella del razzismo è un‘arma della politica che in piena consapevolezza sceglie giornalisti, politici, uomini di spettacolo da inserire nel programma di disinformazione che alimenta il malumore e il risentimento sciovinista verso le classi sociali piú deboli, i diversi, gli stranieri.

In qualche modo è il corollario di una strategia piú ampia che prova a smontare mattone per mattone l‘edificio della parte politica avversaria. Non c‘è bisogno di inventare teorie complottiste extra-terrestri, stiamo parlando dell‘Italia, patria della „Propaganda due“ (P 2) e della sua lunga marcia verso le istituzioni. Stiamo parlando del giornalismo dei circoli di Marcello Dell‘Utri, ai quali parteciparono a vario titolo Vittorio Feltri, Renato Farina, l‘On. Franco Frattini, Roberto Fiore (FN) e molti altri. Qual è la strategia? Intanto smontare i miti della parte avversaria. La resistenza? Un misto di pulizia etnica e lotta fratricida. Che Guevara? Un assassino che apre le porte dei campi di concentramento per «dissidenti, omosessuali, vittime dell‘Aids“ (Alessandro Gnocchi su Libero del 31 maggio 2007). Con il particolare che il Che è stato assassinato il 9 ottobre 1967 e la data ufficiale che segna l‘inizio dell‘epidemia dell‘AIDS è il 5 giugno, 1981. Non fa niente, i lettori di Libero non guardano tanto per  il sottile e Alessandro Gnocchi è stimato giornalista e autore di parecchi libri. La repubblica e la bandiera? Ci pensa Bossi che mostra il dito medio e ci dice che a casa sua risparmia sulla carta igienica. La magistratura? È rossa. La cultura e l‘informazione? Egemonizzate dalle sinistre. A controbilanciare la figura abietta e spregevole dell‘avversario, ecco inventata di sana pianta la figura del paladino, difensore dei valori della fede e della morale alla Borghezio, ma, quando l‘avversario si occupa di immigrati con o senza passaporto, si inventano neologismi come „buonismo“, „catto-comunista“, ad intendere un atteggiamento pietistico fuori dalla realtá e contrario ad ogni pragmatismo. Invece, i disperati che sfidano la fortuna sulle carrette del mare, bisognerebbe „ributtarli in mare“ (Irene Pivetti sul Corriere della Sera, 24 ore prima che la nave da guerra Sibilla coli a picco la Kater I Rados condannando a morte 108 persone). Abbiamo ancora dei dubbi? Ci pensa il capo ad affermare che „L‘Occidente deve avere la consapevolezza della superiorità della sua civiltà, una civiltà che ha garantito benessere largo ai popoli e garantito il rispetto dei diritti umani, di quelli religiosi e il rispetto dei diritti politici che non c‘è nei paesi islamici“ (Berlusconi a Berlino il 26 settembre 2001). Berlusconi è un esperto e ha costruito un impero vendendo pubblicitá, consapevole del fatto che, se ripetuta molte volte, anche una bugia diventa realtá. Gli iniziatori di questo processo hanno lavorato a lungo e lavorano ancora con gli esperti del marketing, poiché anche nella politica non conta piú COSA vogliamo vendere, ma COME lo vendiamo. I mezzi di informazione si occupano sempre piú di veline e calciatori, il turpiloquio diventa lingua ufficiale dei media, la miseria dei reality diventa cultura. Si cerca di fare il vuoto culturale e delle coscienze, senza una coscienza si è disposti a commettere qualsiasi idiozia e l‘istanza morale rimane „voce di uno che grida nel deserto“. Abbagliati da lati A e lati B, un‘intera generazione è pronta a vendere l‘anima in cambio della possibilitá di vivere per un momento solo nell‘Olimpo di semi-dei e di ninfe che affollano schermi e copertine. La tragica realtá è che non di divinitá e di ninfe si tratta, bensí di sirene che attirano col loro canto melodioso la barca della nostra consapevolezza a naufragare sugli scogli della bestialità. Per questo siamo confrontati coi titoli della cronaca che puntualmente scrivono di „Marocchino ucciso a pugni e a calci“, „Lavanderia cingalese incendiata“, „Svastiche sui negozi musulmani“ accanto a quelli di „Tassa di immigrazione“, „Niente cure mediche a clandestini“, „Schedatura dei bambini Rom“. La classe politica che si lascia ritrarre su molli divani di pelle circondata da cortigiane raffinatissime dá il tono e una schiera di citrulli, abbagliati dall‘illusione di fare in qualche modo parte dell‘Olimpo che viene loro rappresentato, corre a testa bassa a compiere gesti che sono eroici solo nella loro mente ormai contaminata. Per questo in uno dei paesi piú industrializzati del mondo dobbiamo essere indicati a modello negativo dalla commissione europea contro il razzismo e l‘intolleranza (ECRI) e, nei giorni scorsi, dalla commissione Libertà pubblica del Parlamento europeo.

Il noto proverbio popolare vuole che „il pesce puzzi dalla testa“.

E se la testa è quella dei Maroni, La Russa, Bossi, Calderoli …

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