Nuovo Ordine Finanziario

Un Nuovo Ordine Finanziario sará la premessa per il Nuovo Ordine Mondiale? 

Da: Il Derviscio

Forse a qualcuno sará sfuggita l‘intervista di Nicolas Sarkozy alla Stampa in occasione del vertice di Roma, distratto dalla gaffe vera o presunta del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nell‘intervista il Presidente francese Sarkozy fa il punto sulla crisi finanziaria e pronuncia alcune frasi rivelatrici di ció che ormai si sta profilando come un vero e proprio organigramma del processo per la costruzione del Nuovo Ordine Mondiale (NWO), il nuovo ordine di cui in sordina si parla e si scrive ormai da anni.

Parlando della crisi e del tentativo delle Nazioni di uscire dalla stessa, Sarkozy ha detto: „Siamo entrati in un‘era di „potenze relative“, in cui nessun Paese è più in grado di imporre la propria visione delle cose, e in cui nessuno può sperare di risolvere da solo i problemi del mondo. Per affrontare le grandi sfide del nostro tempo è indispensabile cooperare. Questo è il motivo per cui mi rallegro del fatto che l‘amministrazione Obama abbia optato con chiarezza per la concertazione. Ed è anche il motivo per cui la Francia si batte per un profondo rinnovamento della governance mondiale e una maggiore rappresentatività delle istituzioni internazionali, poiché è questa la condizione che ne garantisce la legittimità, e quindi l‘efficacia. Nel nuovo concerto di nazioni che si va delineando, l‘Europa è in grado di fornire al mondo un contributo insostituibile, in quanto la cooperazione tra „potenze relative“, in fin dei conti, non è altro che ciò che noi europei mettiamo in pratica quotidianamente da oltre cinquant‘anni. L‘essenza del progetto europeo è esattamente quella di far prevalere le idee di partenariato e solidarietà su quelle di concorrenza e rivalità. Nell‘ora in cui siamo chiamati a reinventare le relazioni e le istituzioni mondiali del XXI secolo, l‘Europa deve proporre al mondo questo approccio collaborativo„.

Un messaggio chiaro. I politici e i Governi „globalizzati“ si conoscono e si incontrano regolarmente, cosí come l‘elite delle multinazionali globalizzate e le Camere di Commercio globalizzate, i servizi segreti globalizzati nella „guerra al terrorismo“ e i vertici militari globalizzati per „affrontare la sfida globale“ cosí come globalizzati sono i temi dello spettacolo e del reality da Grande Fratello a Xfactor. Anche il programma „di sinistra“ di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto „Che tempo che fa“ è un formato globalizzato di proprietá della multinazionale olandese „Endemol“.

Resta da chiederci se la globalizzazione di nuove regole per la finanza sia il mezzo per uscire dalla crisi o piuttosto se non sia stata la crisi ad essere la polpetta al sonnifero per poter introdurre la globalizzazione di regole finanziarie che facciano da premessa ad una moneta globale che da sola sia in grado di abbattere confini e dazi internazionali prima di abituarci all‘idea di un governo mondiale.

Sarkozy definisce gli Stati odierni come „potenze relative“. Relative a chi o a che cosa? Alla „governance mondiale“ dice il Presidente francese. Europa, Stati Uniti d‘America e i Paesi del G7, G8, G20, G20 allargato e tutti gli altri, stanno aggiustando il tiro. Tutta una serie di scambi commerciali, contratti internazionali, sfruttamento delle risorse, infrastrutture internazionali non sono piú possibili senza il consenso di tutti gli Stati. Lo sviluppo nazionale è sempre piú corollario di linee di sviluppo tracciate in sede supra nazionale. Il mondo è diventato un villaggio globale. Restano aperti una serie di micro – conflitti regionali o di confine fra l‘oriente e l‘occidente, ma a questo punto non ci sono alternative: o con tutti o contro tutti. Bush ci ha provato trascinando „tutti“ in due guerre sanguinose e logoranti. Obama prova a porre rimedio allargando le alleanze e aprendo al dialogo. Non ci sono alternative allo schieramento con l'“occidente“ o coi pochi ribelli rimasti a difendere la propria identitá culturale, politica e finanziaria. Esiste ovviamente una terza via. È la via di chi nuota con la corrente anziché contro, cercando di salvare tutto ció che di prezioso ci è stato lasciato in ereditá da chi ci ha preceduto e che gli attuali promotori della globalizzazione provano a „spianare con le ruspe“. Non è infatti un mistero che nel processo di globalizzazione, particolaritá culturali e voci morali che gridano nel deserto dell‘appiattimento degli stimoli per la ragione siano elementi di disturbo da eliminare con la calunnia, la provocazione o la criminalizzazione

Per questo, alla figura di Che Guevara, preferisco quella di Socrate che non tralasciava occasione per ammonire dalla Polis gli oligarchi e i potenti del suo tempo tenendo ben alto davanti a loro l‘argomento della ragione come uno specchio nel quale riconoscere la Veritá. È troppo poco? Le parole di Socrate non hanno l‘effetto dei colpi di mitraglia del Che? Non sono d‘accordo. Con 280 voti contro 220, Socrate fu condannato a morte dal tribunale ateniese. Duecentoottanta giudici popolari che delle sue parole avevano paura. Duecentoottanta giudici popolari di cui non si conoscono i nomi, mentre quello di Socrate continua ad illuminare la ragione di idealisti e liberi pensatori di tutto il mondo.

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