Il terrorismo che non c‘é
E allora cosa ci stiamo a fare in Afganistan e Irak?
Da: Il Derviscio
Ho pescato a caso una notizia di pochi giorni fa: „Gran Bretagna, rilasciati studenti pakistani fermati per terrorismo“. In sostanza, un gruppo di pacifici studenti pakistani era stato arrestato di fronte alle telecamere all‘uscita dell‘universitá ( e uno giá si chiede chi aveva avvertito i giornalisti) dopo essere stati immobilizzati a terra da uomini dei reparti speciali. Immagini e titoli cubitali hanno campeggiato per giorni sulle prime pagine di tutta la stampa inglese e poi…, niente un‘altra favola inventata da (non) si sa chi.
Nonostante ció, Gordon Brown, il premier laburista, dichiara che i malcapitati verranno comunque espulsi dal Regno Unito poiché: „La priorità del governo – ha detto – è quella di garantire la sicurezza nazionale. Se uno straniero rappresenta una minaccia per il Paese noi cercheremo di escluderlo, o di deportarlo dove è possibile“. Capito? Se venite arrestati per sbaglio con l‘accusa di terrorismo, verrete espulsi comunque poiché costituite una minaccia per il paese.
Niente di nuovo sotto il sole.
In Italia il discorso non cambia. „La mattina del 23 febbraio del 2006, poco più di un mese dopo l‘allarme terrorismo di Pollari e mentre erano in corso gli accertamenti che avrebbe dimostrato la sua assoluta innocenza, la polizia aveva sfondato la porta della casa di Kamel A., l‘aveva portato in questura e quindi caricato un aereo per Damasco. Questo in base all‘allora appena emanato „Decreto Pisanu“, la norma che consente di disporre l‘espulsione di uno straniero per il semplice sospetto di terrorismo.
Nel caso specifico, come si legge nella tortuosa motivazione, perché Kamel A. era ritenuto „referente di un complesso e consolidato circuito relazionale con esponenti del radicalismo islamico implicati in progettualità terroristiche“. Le accuse che si stavano rivelando false, per gli autori del provvedimento di espulsione continuavano a essere valide.
Giunto in Siria, Kamel A. è stato preventivamente chiuso in un carcere a Damasco, „interrogato“ secondo le usanze locali, ed è tornato libero due settimane dopo. La scoperta della sua innocenza, l‘incriminazione del calunniatore, non hanno determinato la revoca del provvedimento. Non importa, i media devono essere continuamente all‘opera per costruire l‘immagine di un terrorismo, quello islamico, che ci minaccia in continuazione. Ad esempio come scrive un anonimo giornalista che su Repubblica del 21 luglio 2007. A proposito della perquisizione della moschea di Ponte Felcino (cinquemila abitanti), la trasforma prima in „Moschea di Perugia“ e poi, amenamente scrive: All‘interno del luogo di culto, fuori dall‘orario delle cerimonie, si svolgeva un‘opera di istruzione e addestramento all‘uso delle armi e alle tecniche di combattimento proprie delle azioni terroristiche, oltre a lezioni di lotta corpo a corpo. Il tutto corredato dalla visione di proclami, filmati e documenti scaricati da siti internet „protetti“, mostrati tra anche ad alcuni bambini frequentatori della moschea. Nei video, anche indicazioni per la preparazione e l‘uso di sostanze velenose o esplosive, le istruzioni per raggiungere le zone di conflitto in modo sicuro, inviare messaggi criptati in rete e perfino guidare un Boeing 747. (!!!) GUIDARE UN BOEING 747 !!! GRAZIE AD UN VIDEO ! L‘avessero saputo all‘Alitalia, non ci sarebbe stato bisogno della cordata italiana e di mesi di conflitto sindacale! Oppure l‘articolo di Marco Guidi sul Resto del Carlino (pubblicato il 21/04/2007), secondo il quale „… Molte organizzazioni umanitarie islamiche, di solito piene di denaro proveniente dall‘Arabia Saudita, pagano 500 marchi bosniaci (250 euro, pari a un paio di stipendi medi) a ogni donna che indossi il velo e 800 marchi a ogni uomo che si faccia crescere la barba lunga. E sono in crescita strani figuri, privi di documenti e con auto senza targa, che arrivano da tutto il mondo islamico, ma in maggioranza dall‘Arabia Saudita … E come desta preoccupazione la notizia, non confermata peraltro, di rifornimenti di armi cinesi modernissime alle forze musulmane bosniache. Insomma, c‘è davvero il rischio che nel cuore dei Balcani e dell‘Europa tra breve sorga una repubblica islamica fondamentalista, letteralmente comprata dai soldi dei wahabiti sauditi…“ e via di questo passo. Ma anche la storia del „complotto dei terroristi-medici di Londra“ poi rivelatosi inesistente, la favola astronomica dei terroristi che salgono a bordo di aerei, ognuno con un flacone di sostanza diversa che, mescolato dentro la toilette, diventa una bomba micidiale.
E via via coi proclami video o audio di Osama bin Laden puntuali come un orologio svizzero e ormai cosí inflazionati da occupare solo piccoli spazi in fondo alle quinte pagine dei giornali oppure i falsi video di IntelCenter. Un esperto analista informatico, Neal Krawetz, ha fornito la prova che i cosiddetti filmati di Al-Qaeda sono digitalmente falsificati ed ha inoltre denunciato senza volerlo un sorprendente dettaglio che indica chiaramente che un‘organizzazione affiliata al Pentagono è la responsabile diretta del rilascio dei video. La scoperta più significativa di Krawetz è giunta grazie all‘analisi di un dettaglio contenuto in un video di Ayman al-Zawahiri del 2006. Grazie alla sua analisi Krawetz è potuto giungere alla conclusione che il logo AS-SAHAB (il supposto ramo informativo di Al-Qaeda, al Qaida, al Kaida) e il logo INTELCENTER (un‘organizzazione privata di servizi informativi, con sede negli Stati Uniti, che „monitorizza l‘attività terroristica“) sono stati entrambi aggiunti al video nello stesso istante (cioè insieme). E questo indica chiaramente che la stessa INTELCENTER ha prodotto direttamente la registrazione o quanto meno l‘ha manipolata prima del suo rilascio.
Al proposito, è interessante il risultato di un sondaggio del quotidiano „Die Welt“ del gruppo conservatore tedesco „Axel Springer“. Alla domanda se la guerra al terrorismo è giustificata, il sessanta per cento di 6338 intervistati è stata „no“.
Insomma, non ci crede piú nessuno.
Falsi i terroristi, falsa la storia delle armi di distruzione di massa in possesso di Saddam Hussein, falsa la fialetta di antrace mostrata da Colin Powell all‘Assemblea dell‘Onu per giustificare l‘intervento in Irak, falsi i proclami di Osama e al-Zawahiri, …
Insomma, di cosa stiamo parlando?
Vuoi vedere che siamo noi le vittime di una stampa che si profila sempre piú come un mezzo di propaganda del pensiero unico, neanche fossimo nell‘Unione Sovietica stalinista?
La domanda quindi che ci poniamo è: cosa c‘è di vero in tutto quello che „sappiamo“ dall‘undici settembre in poi?
Diceva il filosofo: scopri la verità e sarai libero