Perché Gheddafi in Italia puó dire e fare quello che vuole.
La sera del 27 giugno 1980, come risulta dalle registrazioni radar, il Dc9 I-Tigi Itavia partí alle ore 20.08 da Bologna (anziché, come previsto, alle 18.15) verso Palermo dove non arrivó mai. Quella notte in volo c‘erano almeno otto caccia di quattro nazionalitá diverse e un secondo aereo passeggeri che doveva portare il leader libico nel bel mezzo di una trappola preparata minuziosamente. Questa è la ricostruzione fantastica di cosa successe quella notte e nei mesi e negli anni successivi.
Ma facciamo un passo indietro.
L‘aereo del leader libico Gheddafi passava abbastanza frequentemente dai cieli italiani e sembra che fosse riuscito ad ottenere, per i caccia di scorta, delle basi in aeroporti militari italiani e specificatamente in quello di Grosseto.
Quella notte avrebbe dovuto solcare di nuovo i nostri cieli e qualcuno decise che era venuto il momento di saldare vecchi conti col colonnello che peró fu avvisato dal SISMI. La notte della strage, la portaerei Saratoga (usa) lasciò la rada del porto di Napoli per alcune ore e fece rotta verso il mare aperto per compiere un‘esercitazione mentre le portaerei francesi Foch e Clemenceau (francesi) stavano facendo esercitazioni con un aereo bersaglio. Nel cielo anche un aereo radar francese che vola in tondo e scandaglia ogni millimetro del mar Tirreno, due caccia Mirage-2000 francesi, due F 104 italiani con gli ufficiali Ivo Nutarelli e Mario Naldini che volano con i codici di identificazione e il protocollo di volo spenti, due F-4 Phantom americani (secondo un‘altra versione, due f-14 Tomcat). Parte l‘aereo Itavia da Bologna. Nella ricostruzione del volo, effettuata dai periti di parte civile, si rileva la presenza sulla scia dell‘aereo Itavia di un aereo misterioso, che compare sui radar a partire dalla verticale del Lago di Bolsena a 40 km a nord-est di Roma, cioè nel momento in cui il DC9, che viaggiava nell‘aerovia Ambra 14, effettuò due manovre per immettersi nell‘aerovia Ambra 13. Da dove veniva quell‘aereo? Forse da Grosseto? Al momento del suo abbattimento il DC9 dell‘Itavia ha questo aereo nella sua scia, che però non è il vero destinatario del missile. Il missile è proprio lanciato contro il DC9 Itavia scambiato per l‘aereo di Gheddafi. Sul radar dell‘aereo che gira in circolo sul Tirreno all‘altezza della Corsica, il rilevamento indica un aereo passeggeri con scorta: è il via libera per l‘aereo killer. A quel punto l‘aereo misterioso, presumibilmente un Mig, risponde al fuoco o almeno è molto probabile che lo faccia, dal momento che tra le varie voci che affiorano a livello internazionale, c‘è anche quella che un caccia Nato non sarebbe rientrato alla sua base. Il Mig sarebbe stato inseguito e abbattuto sulla Sila, secondo alcune testimonianze da due F-104 italiani. Interessante rilevare che il Mig ritrovato in Calabria ha sparato tutti i suoi missili e il pilota indossa stivaletti in dotazione della NATO. Un dono dei colleghi italiani di Grosseto? Perché allora gli F-104 gli danno la caccia? Esistono all‘interno della compagine italiana due partiti, uno pro e uno contro Gheddafi? Oppure gli italiani hanno fatto in modo che i Mig scortassero l‘aereo Itavia per portare davanti all‘aereo killer l‘obiettivo sbagliato salvo poi disfarsi dei testimoni libici? È uno dei tanti misteri di quella notte. Di certo c‘è che immediatamente si cerca di depistare le indagini verso l‘incidente aereo per cedimento dei materiali di costruzione. All‘Itavia verrá ritirata la concessione di volo e il proprietario, Davanzali, che aveva detto in televisione che il suo aereo era stato abbattuto da un missile, verrá denunciato per diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l‘ordine pubblico.
Sono passate cinque settimane e il 2 agosto a Bologna, cittá di partenza del DC9 Itavia, è l‘ennesima strage. Una bomba esplode uccidendo ottantacinque persone e ferendone oltre duecento.
Il primo a parlare di un possibile collegamento fra la strage di Ustica e la bomba di Bologna fu l‘onorevole Antonio Bisaglia, all‘epoca ministro dell‘industria. Questa ipotesi trovò riscontro nell‘affermazione piuttosto netta di un possibile collegamento tra il disastro di Ustica e la strage di Bologna che il prefetto Parisi, capo della polizia, aveva fatto alla Commissione Stragi del Senato della Repubblica in due successive audizioni (17 ottobre 1990 e 22 giugno 1993). Una vendetta di uno dei protagonisti della notte di fuoco sopra il mar Tirreno sentitosi tradito dagli italiani? Un messaggio di Gheddafi per la questione di Malta che aveva negato al colonnello l‘uso delle sue basi navali per concederlo invece all‘Italia? Ecco un altro mistero che forse non verrá mai chiarito.
Intanto attorno all‘inchiesta su Ustica, piú volte interrotta, si verificano episodi singolari e sconcertanti.
Alcuni dei Radar che quella notte devono aver „visto“ cosa è veramente successo o erano spenti per manutenzione o improvvisamente guasti. I protocolli con le tracce di volo dei radar funzionanti, spariti.
Esistono una quindicina di morti sospette legate alla strage di Ustica. Ci sono, tra queste, molti sospetti di „suicidi in ginocchio“. Anche se è impossibile provare che si tratta di omicidi, nella sua sentenza del 1999 il giudice Priore scrive: «Se qualcuno si vuole impiccare, non lo fa con i piedi per terra. Gli atti di costoro, se davvero suicidi, furono determinati comunque da stati psichici di profonde prostrazioni connesse con gli eventi».
Il lungo elenco delle „morti sospette“ si apre il 3 agosto 1980 con l‘incidente stradale in cui perde la vita il colonnello dell‘Aeronautica militare Pierangelo Tedoldi (41 anni), comandante dell‘aeroporto di Grosseto. Il 23 gennaio 1983 muore in un altro incidente stradale il sindaco di Grosseto, Giovanni Battista Finetti: aveva raccolto le confidenze di alcuni ufficiali dell‘Aeronautica secondo cui due caccia italiani si erano levati in volo dalla base toscana per abbattere un MiG libico. L‘1 febbraio del 1991 il maresciallo dell‘Aeronautica, Antonio Muzio, viene freddato con tre colpi di pistola a Vibo Valentia: nell‘80 prestava servizio alla torre di controllo di Lamezia Terme. Il 2 febbraio 1992, il maresciallo Antonio Pagliara è invece vittima di un incidente stradale: nell‘80 era in servizio a Otranto con funzioni di controllore per la Difesa Aerea. Il 12 gennaio 1993, è il turno di un testimone-chiave: a Bruxelles viene ammazzato l‘ex generale Roberto Boemio. Le modalità dell‘omicidio coinvolgono secondo la magistratura belga i „servizi segreti internazionali“: l‘alto ufficiale aveva cominciato a collaborare su Ustica con la magistratura.
Mario Naldini, uno dei piloti dei due F-104 viene sentito dal Giudice Bucarelli che invita l‘altro pilota, Ivo Nutarelli, ad un‘udienza che dovrá tenersi di lí a pochi giorni. Ivo Nutarelli dichiarerá alla stampa di essere felice di quell‘invito, poiché cosí „potrá finalmente dire la sua verità“.
I due piloti, membri delle „Frecce Tricolori“ si recano prima a Ramstein per un‘esibizione in occasione di una manifestazione militare.
È domenica, 28 agosto 1988. Nutarelli, „solista“ della squadra, si era lamentato dopo le prove effettuate il giorno prima dell‘imprecisione della sua cloche. Durante l‘esibizione alle 15.44 a cinquanta metri d‘altezza, durante un esercizio nemmeno fra i piú ardimentosi, il suo aereo piomba nel bel mezzo della formazione. Ivo Nutarelli, Mario Naldini, il capitano Giorgio Alessio e 67 spettatori muoino in seguito all‘incidente.
Qualche anno fa polemizzando con la politica italiana, il colonnello Gheddafi minacció di dire la sua verità su Ustica e le polemiche finirono immediatamente. Andreotti dichiaró che prima dell‘attacco dei caccia americani a Tripoli e Bengasi del 14 aprile 1986, Craxi avvisò Gheddafi che si mise in salvo.
Ecco, Gheddafi con le sue forniture di petrolio vitali per l‘industria italiana, coi suoi passati di grande azionista FIAT e con le sue verità scomode chiuse nell‘armadio, puó permettersi di venire in Italia, piantare la sua tenda al centro di Roma, ignorare l‘incontro al Parlamento e ripartire in anticipo sul programma previsto per essere chiamato „un cliente un po‘ eccentrico“ dal capo dei Ministri.
È un pezzo di fantascienza o di „Realpolitik“ che ci dá l‘idea di cosa ci possa essere dietro ai protocolli e alle strette di mano trasmessi in prima serata a reti unificate.
E cosí è, se vi pare.
Fonti:
Comissione Stragi del Senato della Repubblica
La storia siamo noi-rai.it
Sito di Luigi Di Stefano, perito della parte civile
Sito della fondazione Cipriani
Osservazione dei consulenti tecnici di parte civile