Come la follia diventa sistema di governo del mondo.
Da: Il Derviscio
C’era una volta in un paese lontano, lontano, lontano, su una collina verde, verde, verde, una casetta piccola, piccola, piccola, abitata da un vecchietto con una barba bianca, bianca, bianca.
Vicino alla casa c’era un modesto pozzo d’acqua e un piccolo orto che il vecchio eremita annaffiava ogni sera dopo aver munto l’unica capra che gli faceva compagnia.
L’eremita passava le sue lunghe giornate sonnecchiando fra un lavoretto e l’altro perché la sua baracca di legno e fango non gli cascasse addosso e la notte, dopo le abluzioni, vegliava in meditazione e preghiera ringraziando Dio di tanta misericordia e battendosi il petto chiedendo perdono di tutte le sue debolezze.
Una volta alla settimana scendeva a valle al mercato per scambiare il suo poco formaggio di capra in cambio di un pezzo di corda, qualche chiodo e un po’ di farina e questa era tutta la sua vita.
Una notte, mentre pregava assorto, l’Angelo del Signore lo sfiorò con la punta delle ali.
“Eccomi Signore” rispose l’eremita “sono pronto, spalanca pura la porta del tuo Regno, qui non ho nulla da fare, lasciami entrare nella Gloria dei tuoi Angeli e dei tuoi Santi perché anch’io possa ammirare la Tua Potenza e la tua Maestá!”
“Apri gli occhi” disse l’Angelo “ la tua Ora non è ancora giunta. Domani a quest’ora l’Angelo della Vendetta scenderà questa collina diretto a valle e la sua nuvola avvelenerà i pozzi di questa popolazione incredula e di dura cervice. Ma tu sei entrato nella Grazia del Signore e Lui ti risparmierà. Uccidi dunque la tua capra e cospargi di sangue la pietra del pozzo cosí che l’Angelo della Vendetta passi oltre”.
E cosí fece rinchiudendosi poi in casa assorto nella recitazione dei Sacri Versi.
Passó l’Angelo e avvelenò tutti i pozzi, tranne quello segnato col sangue di capro.
Il giorno successivo, giorno di mercato, l’eremita scese a valle nella speranza di vendere la carne del suo capro in cambio di un agnello che poi avrebbe cresciuto sulla sua collina.
Spalancó incredulo gli occhi e rimase sbigottito nel constatare che tutti gli abitanti della valle che a quell’ora avevano giá bevuto in abbondanza dell’acqua dei loro pozzi erano completamente impazziti. Tutti. Il fatto piú incredibile era che, dal momento che proprio tutti erano impazziti, nessuno sembrava rendersene conto. Nessuno. Tranne lui.
Provó a rivolgere la parola al mercante, al mugnaio, al ciabattino, tutti amici suoi. Provó a confrontarli con le evidenti prove di follia del vinaio, del cerusico, dell’usuraio … ma niente da fare. Tutti erano pazzi allo stesso modo e le sue parole cadevano nel vuoto, anzi, alle sue insistenze la folla cominció a reagire in malo modo e ben presto si rese conto che non ci sarebbe stata per lui nessuna possibilitá di rinsavire tutta quella moltitudine.
Decise cosí che si sarebbe tenuta la sua saggezza e conoscenza per sei giorni la settimana e che, nel giorno di mercato, avrebbe parlato e agito come un pazzo cosí da non dare nell’occhio nel momento in cui avrebbe scambiato i suoi pomodori con qualche pezza di stoffa per rammendare la sua tunica.
…
Non è una favola, purtroppo. È la realtá del mondo nel quale ci troviamo a vivere. Un mondo nel quale abbiamo sostituito all’amore a alla famiglia la pornografia e il meretricio, alla solidarietá l’usura, al commercio la guerra. Un mondo dove la furbizia e la malizia sono diventate virtù e la sinceritá e l’onestá una vergogna. La modestia fa ridere e l’ostentazione è onore. Non importa come, ma i soldi che guadagniamo devono essere tanti, maledetti e subito. Chi rimane per strada è un fallito e non merita attenzioni. È questa la logica che ha spinto avventurieri della finanza nelle speculazioni piú azzardate e immorali e che alla fine hanno trascinato gli istituti finanziari di mezzo mondo al tracollo. La brillante idea di alimentare ovini e bovini con gli scarti della macellazione delle carni ha scatenato il fenomeno noto come “mucca pazza” e alla base dell’influenza suina (che ora, per non mettere in pericolo l’industria del prosciutto si chiama “nuova influenza”) pare ci siano gli enormi allevamenti di maiali messicani al di fuori di ogni norma di igiene e di buon senso. La corsa alle ultime fonti di petrolio e al monopolio della sua distribuzione è responsabile delle ultime guerre. Follia, follia, follia. Ma è malattia cosí comune che le avventure di un mediocre politico circondato dalle sue cortigiane e meretrici fanno al massimo sorridere anziché indignarci. Le migliaia di famiglie derubate dai loro risparmi non sono nemmeno notizia al margine della crisi finanziaria e le responsabilitá (!) di medici, tecnici e controllori dell’industria alimentare vengono taciute. Indignazione della pubblica opinione? Aspetta e spera! Siamo impegnati al conto delle veline, alla classifica della formula uno e alle avventure di un re che preferisce ballare sotto le stelle anziché assumersi le responsabilitá del popolo che il destino gli ha assegnato. La Religione l’abbiamo bollata come oppio dei popoli e ci raduniamo a milioni quando divi e dive pompati dagli stupefacenti si riuniscono a dare spettacolo della propria miseria morale e spirituale. La follia minore è quella di una gioventù dedita all’abuso dell’alcol e alla promiscuità nelle notti d’estate nella cosiddetta movida. E allora con chi prendersela? Il Dio, al quale non vogliamo credere, non ha nemmeno bisogno di inviare il Suo Angelo della Vendetta. La fossa verso la quale ci dirigiamo a passo di corsa ce la siamo scavata da soli quando abbiamo giustificato ogni comportamento abnorme in nome della libertá individuale.
Allora abbiamo almeno il coraggio e la dignitá della compostezza e risparmiamoci invettive e anatemi contro il destino avverso e la mala sorte.
Chi è causa del suo male …