Dall’inganno comunista all’inganno jihadista, i palestinesi condannati alla guerra conto-terzi.
Non era difficile prevedere il seguito della tragedia di Gaza dello scorso inverno. La radicale Hamas aveva sostituito l’OLP di Abbas accusato di aver assunto posizioni troppo morbide nei confronti di Israele e aveva sostenuto le proprie posizioni politiche col lancio di un paio di rudimentali missili kassam sponsorizzati da Siria e Iran sui territori israeliani.
Una visione pessimistica, ma forse realista del futuro, mi fa credere che da questo conflitto possa nascere un radicalismo ancora piú estremo di Hamas … e cosí di puntata in puntata, da una tragedia terribile ad una peggiore … (Gaza e noi)
La storia recente del popolo palestinese è una storia tragica di tradimenti, manipolazioni e strumentalizzazioni.
Le radici del suo calvario iniziano quando Theodor Herzl promuove una strategia di penetrazione ebraica nei territori palestinesi grazie all’acquisto da parte dell’Agenzia Ebraica di terreni da assegnare a coloni ebrei originari dell’Europa e della Russia, per poter poi conseguire la necessaria maggioranza demografica e il sostanziale controllo dell’economia che potessero giustificare la rivendicazione d’un diritto di dar vita a un’entità statuale ebraica. La drammatica ascesa del numero dei coloni ebrei e la proclamazione dello Stato di Israele scatenano la guerra arabo-israeliana provocando fra il 1946 e il 1948 l’esodo di migliaia di profughi nei paesi vicini (Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania, Gaza). Il mondo sembra essersi dimenticato dei profughi palestinesi, quando all’interno della Lega Araba vengono poste le basi per la nascita di quello che poi sará l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Dal nulla spunta “la questione palestinese”. Aerei vengono dirottati, candidati alla presidenza degli U.S.A. assassinati, aeroporti assaltati a suon di bombe. Fa capolino l’immagine di Jassir Arafat col capo coperto dalla kafia e gli occhiali da sole che diventa l’eroe da mostrare nei salotti bene della sinistra europea. Che i suoi feddajin vengano addestrati da istruttori sovietici è il segreto di pulcinella.
Zuhayr Mohsen, leader di una delle frange dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, in un’intervista rilasciata il 31 marzo 1977 al giornale olandese Trouw, affermò quanto segue:
Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno Stato palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo Stato di Israele per realizzare la nostra unità araba. In realtà oggi non vi è alcuna differenza tra i Giordani, Palestinesi, Siriani e Libanesi. È solo per ragioni politiche e tattiche che oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese, dal momento che gli interessi nazionali arabi chiedono che venga creato un distinto “popolo palestinese” per opporsi al sionismo.
Per motivi strategici, la Giordania, essendo uno Stato sovrano con confini definiti, non può avanzare pretese su Haifa e Jaffa, mentre un palestinese, può senza dubbio rivendicare Haifa, Jaffa, Be’er Sheva e Gerusalemme. Comunque, non appena avremo sovranità sull’intera Palestina, non indugeremo un istante per unire la Palestina con la Giordania.
http://www.wnd.com/news/article.asp?ARTICLE_ID=28222
Poi le cose sono cambiate. L’Autoritá Nazionale Palestinese é diventata completamente dipendente dell’assegno dell’Unione Europea (parte del quale passava alla signora Arafat per pagare la sua vita mondana a Parigi) e i palestinesi continuavano a tirare avanti a campare fra disoccupazione ed elemosine. Terreno fertile per i fondamentalisti di Hamas che con i loro proclami truculenti anti-israeliani e la tolleranza usa-israeliana che li lasciava correre in funzione anti-OLP sono riusciti in poco tempo ad assicurarsi la simpatia di larghi strati della popolazione fino a vincere le elezioni a Gaza. É la scissione, l’ennesima all’interno della compagine palestinese. Hamas é costretta a proseguire sulla strada dell’attacco a Israele sparando a intervalli regolari i razzi Kassam e scatenando la reazione armata dell’ultimo inverno. Poi arriva la tregua. Gaza é alla fame e Hamas scende a compromessi ma pare che qualcuno abbia imparato la lezione del chiodo-scaccia-chiodo. Ecco arrivare il vieni-avanti-cretino di questo nuovo capitolo della storia senza fine del popolo palestinese. Ieri, durante la preghiera del venerdí, Abdel-Latif Moussa a Rafah, leader di un gruppo salafita islamico denominato Jund Ansar Allah, annuncia la nascita di un emirato islamico nella striscia di Gaza. La reazione di Hamas non si fa attendere. La moschea viene circondata e, dopo un conflitto a fuoco durato sette ore si contano almeno una ventina di morti, fra i quali lo stesso Moussa. Cosí il dramma continua. Ogni Imam di paese si sente in diritto di auto proclamarsi condottiero della Jihad contro gli infedeli, impugnare il kalashnikov e mandare alla morte i prossimi duecento baldi giovani con un problema di eccesso di ormoni. È la tragedia e il cancro dell’Islam, religione della pace e della misericordia. Tragedia sapientemente pianificata dagli strateghi dell’odio e del conflitto fino alla comparsa all’orizzonte del prossimo gorilla senza cervello pronto a proclamare la sua veritá a suon di dinamite quando la soluzione del “problema palestinese” è sorprendentemente semplice: Scuole e istruzione invece di armi ed esplosivi.