Santa di Ché?

Le bugie di Daniela Santanché (ma c’era bisogno di dirlo?)

Da: Il Derviscio

Daniela Garnero, separata grazie ad una sentenza della Sacra Rota dal chirurgo estetico Paolo Santanché (ma allora perché continua a chiamarsi cosí?), ci riprova. Dopo le buffonate davanti al teatro Ciak di Milano a fine Ramadan, le bugie sulla fatwa nei suoi confronti, si ripresenta quale esperta dell’Islam su canale cinque per insultare, esasperare e provocare la comunità islamica. Che questo squallido personaggio da fumetto venga continuamente riciclato quale “esperto” dell’Islam assieme all’altro pinocchietto Allam non fá nemmeno meraviglia. Non siamo forse nell’Italia del Ministro degli Interni xenofobo? Del Ministro della Difesa ex militante del Fronte della Gioventú e di Topo Gigio testimone del Ministero della Sanitá?

Un quadretto di famiglia perfetto.

Smontare di volta in volta il castello di bugie di questi moderni paladini difensori della civiltá occidentale diventa un esercizio noioso tanto banali sono i loro “argomenti”.

Dunque, vediamo cosa c’è nella “nuova” accusa della Garnero/Santanché.

1) Nella societá araba di millequattrocento anni fa, il conteggio degli anni era alquanto approssimativo, specialmente per quanto riguarda l’anagrafe. Gli anni venivano generalmente computati riferendosi ad avvenimenti importanti anziché al conteggio delle lune. Nella biografia del Profeta Mohammed (la pace sia su di Lui) sono ad esempio noti i fatti avvenuti nell’anno dell’elefante, nell’anno dell’Egira o quelli avvenuti nell’anno del lutto.

2) Il matrimonio precoce era alquanto diffuso e, se accettiamo le tradizioni secondo le quali Aisha (la pace sia con Lei) venne sposata all’etá di nove anni, le stesse tradizioni ci tramandano che il matrimonio venne consumato all’etá di quindici, secondo altre tradizioni diciannove, anni.

3) Contrariamente al pensiero moderno dettato da necessitá sociali rispettabilissime, quali la necessitá dell’istruzione, in natura è il mestruo a segnare il confine fra infanzia e maturitá. Vale a dire che in natura, come del resto ancora in molte culture, la ragazza mestruata è matura per il matrimonio.

4) Se ci scandalizziamo di fronte al matrimonio di una ragazza e di un uomo maturo avvenuto millequattrocento anni fa e poi ci schieriamo dalla parte dei protagonisti del gossip odierno al quale partecipa la signora Garnero/Santanché, comproprietaria con Flavio Briatore e Lele Mora del club Billionaire, siamo degli ipocriti.

5) La signora Garnero/Santanché, paladino della difesa dei valori occidentali, avrebbe dovuto, prima di dare fiato alle sue strampalate teorie, studiare non solo il Corano, l’esegesi coranica e la S?rah Ras?l All?h, la biografia del Messaggero di Dio, ma anche un po’ dei vangeli della tradizione cristiana. Quando Maria, madre di Gesú (la pace su entrambi) raggiunse l’etá di dodici anni, il sommo sacerdote cercò in un consesso di vedovi il suo futuro marito. La scelta cadde su Giuseppe il falegname che si schernì dicendo: “Ho già figli e sono vecchio, mentre essa è una fanciulla! Che io non abbia a diventare oggetto di scherno per i figli di Israele!” (Protovangelo di Giacomo, VIII e succ.)

6) Fonti altrettanto importanti della tradizione islamica arrivano a conclusioni diverse da quelle autorevolissime di Buchari e Muslim:

a)         il matrimonio avvenne, secondo la tradizione, nel primo anno dell’Egira (ca. 622 d.C.).  Secondo la tradizione tramandata da Buchari e Muslim, ció avvenne quando Aisha (*) aveva nove anni. La catena di trasmissione (silsila) di questa tradizione peró viene fatta risalire a Hischam ibn Urwa, considerato dagli esegeti “fonte debole” (da’if).

b)         Secondo la versione breve di Ibn Hisham della Sirah di Ibn Ishaq, Aisha (*) si convertì   all’Islam poco prima di Omar ibn al-Khattab(*). Questo significa che nel primo anno dell’Egira doveva avere almeno quattordici anni.

c)         Tabari riferisce che Abu Bakr al Siddiq (*) sul punto di emigrare per l’Abissinia, otto anni  prima dell’Egira, si recò da Mutam proponendogli il matrimonio fra Aisha (*) e suo figlio col quale era giá fidanzata. Mutam respinse l’offerta poiché Aisha era giá convertita all’Islam. Se il matrimonio col Profeta (*) fosse avvenuto all’etá di nove anni, al momento del fidanzamento col figlio di Mutam non sarebbe ancora nata.

d)         Tabari scrive anche che tutti e quattro i figli di Abu Bakr al Siddiq (*) nacquero prima dell’avvento dell’Islam, quindi nell’anno dell’Egira Aisha (*) non poteva essere piú giovane di quattordici anni.

e)         Secondo Ibn Hadschar, Fatima (*) era di cinque anni piú grande di Aisha (*). Fatima (*)  nacque quando il Profeta (*) aveva 35 anni. Nell’anno dell’Egira ne aveva 52, vale a dire  che al matrimonio Aisha (*) era quattordicenne.

f)         Secondo numerose fonti, fra le quali Ibn Kathir, Aisha (*) era dieci anni piú giovane della sua sorellastra Asma (*). Ibn Kahtir tramanda che Asma (*) dovette assistere alla morte del proprio figlio nel settantatreesimo anno dell’Egira e morì pochi giorni dopo all’etá di cento anni, per cui nell’anno del matrimonio di Aisha (*) doveva avere 27 o 28 anni e di conseguenza Aisha(*) 17 o 18. Quando andó ad abitare col Profetá (*) doveva quindi averne 19 o forse venti.

g)         Aisha (*) partecipò alla battaglia di Badr nel secondo anno dell’Egira, cioè un anno dopo il matrimonio, soccorrendo i feriti. Secondo Buchari, il Profeta (*) aveva proibito a tutti i minori di quindici anni di partecipare alle battaglie e non c’è motivo di credere che avesse  fatto un’eccezione per sua moglie.

h)         Secondo una testimonianza di Buchari, Aisha (*) avrebbe una volta detto: “Ero una  ragazza (dscharia) quando venne annunciata la sura della Luna”. Questa sura venne  annunciata otto anni prima dell’Egira. Se Aisha (*) fosse stata sposata all’etá di nove anni,  a quel punto avrebbe avuto un anno e avrebbe dovuto usare il termine sabiyya. Il termine dscharia invece, è riservato alle ragazze fra i sei e i tredici anni. Al matrimonio avrebbe quindi avuto un’etá fra i quattordici e i ventuno anni.

i)          Non esiste nel Corano alcun verso che giustifica il matrimonio di ragazze non mestruate e  ragazzi non ancora sessualmente maturi.

Valeva la pena di raccontarlo?

Spero di sí.

Vogliamo aspettare insieme le teorie del prossimo “esperto” dell’Islam che ci racconterà che la carne di maiale fu vietata perché allora non c’erano i frigoriferi?

E allora aspettiamo, sono curioso di vedere chi arriverá primo al traguardo.

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