Persa la battaglia di Nassiriya, l‘ENI si ritira a Zubair
Fine di un capitolo nero della politica estera italiana di cui è vietato parlare.
Da: Il Derviscio
Nel 1995 l’ENI firma un Production Sharing Agreement (PSA)
con l’ente petrolifero irakeno per lo sfruttamento del giacimento di petrolio nella regione di Dhi Qar con capitale Nassiriya. Il contratto prevede la partecipazione diretta agli utili dello sfruttamento e potrá peró iniziare solo alla fine dell’embargo proclamato da inglesi e U.S.A. Dall’embargo si passa nel 2003 alla guerra e l’Italia si affretta a mandare i suoi soldati a Nassiriya al seguito dei tecnici ENI che sono già lí da giugno.
In Iraq sono giá presenti le compagnie petrolifere di tutti i paesi alleati, George W. Bush ha minacciato che chi non gli dará una mano in questa guerra resterà escluso dalla spartizione del bottino. L’ENI ha un problema: il contratto è stato stipulato all’”italiana”,in assenza cioè di un’asta pubblica e Saddam è stato assassinato prima della firma di ratifica. Nonostante ció, i suoi dirigenti chiedono agli alleati che il contratto venga comunque onorato. Qualcuno non è d’accordo e l’ENI mette sul piatto della bilancia la presenza delle nostre truppe che sono di guardia agli impianti. Il 12 novembre 2003 avviene il primo grave attentato. Alle ore 10:40 ora locale, un camion cisterna pieno di esplosivo esplode davanti la base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando l’esplosione del deposito munizioni della base e la morte di 28 persone tra Carabinieri, militari e civili. Il tentativo del Carabiniere Andrea Filippa, di guardia all’ingresso della base “Maestrale”, di fermare con il fucile AR 70/90 in dotazione i due attentatori suicidi riesce, tant’è che il camion non esplode all’interno della caserma ma sul cancello di entrata, altrimenti la strage sarebbe stata di ben più ampie dimensioni. I primi soccorsi furono prestati dai Carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell’esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell’esercito italiano di scorta alla troupe che si erano fermati lì per una sosta logistica. Secondo quanto affermato dai vertici della base “Maestrale”, non c’erano motivi particolari di preoccupazione in quanto la popolazione locale non era ostile verso i militari italiani e gli estremisti locali venivano monitorati con attenzione. Qualcuno suggerisce la pista di AlQaida/al Keida e di Al Zarqawi che puntualmente ne rivendicherà la paternitá in uno dei suoi famosi messaggi-video pubblicati dall’agenzia del Pentagono “IntelCentre”, quelli che riescono ad imprimere sul documento elettronico il loro logo in contemporanea col logo di Al-Sahab, l’agenzia di informazione di Al-Zarqawi. Claudio Gatti su “Il sole 24 ore” citando fonti CIA, afferma che con l’attentato si è cercato di colpire non i militari, ma gli “interessi” italiani. A questo attentato ne seguiranno altri. Il 6 aprile 2006 con cinque morti e il 5 giugno con la morte del caporal maggiore Alessandro Pibiri. Il 1° dicembre 2006, alla presenza del Ministro della Difesa e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, si svolgeva la Cerimonia dell’ammainabandiera che concludeva l’impegno italiano a Nassiriya. L’ENI è costretta a rinegoziare e a capitolare di fronte all’offerta di Nippon Oil che poi abbandonerà il progetto per lasciarlo nelle mani della South Oil Company irakena. Di queste settimane la notizia della conclusione di un accordo di servizio fra ENI e le autoritá irakene per il giacimento di Zubair. A differenza del Production Sharing Agreement (PSA) che garantisce alle compagnie petrolifere una partecipazione diretta agli utili, un contratto di servizio prevede il solo pagamento delle prestazioni dell’impresa. L’Iraq pagherà $ 2,00 per ogni barile di petrolio estratto contro i $ 4,80 richiesti da ENI. Non so se a questo punto è possibile fare il conto di quanto abbia reso all’ENI ogni singola vita dei militari e dei civili morti a Nassiriya. Resta l’amarezza di sapere che al mercenario Quattrocchi è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare negata invece ai militari caduti a Nassiriya.
A ricordo dei carabinieri:
Massimiliano Bruno, maresciallo;
Givanni Cavallaro, sottotenente;
Giuseppe Coletta, brigadiere;
Andrea Filippa, appuntato;
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenete;
Daniele Ghione, maresciallo capo;
Horatio Majorana, appuntato;
Ivan Ghitti, brigadiere;
Domenico Intravaia, vice brigadiere;
Filippo Merlino, sottotenente;
Alfio Ragazzi, Maresciallo;
Alfonso Trincone, maresciallo;
Carlo De Trizio, maresciallo;
Enrico Frassanito, maresciallo;
Franco Lattanzio, maresciallo;
Bodgan Hancu, caporale della polizia rumena;
i militari:
Massimo Ficuciello, capitano;
Silvio Olla, maresciallo;
Alessandro Carrisi, caporal maggiore;
Emanuele Ferraro, caporal maggiore;
Pietro Petrucci, caporal maggiore;
Alessandro Pibiri, caporal maggiore;
i civili
Marco Beci, cooperatore internazionale;
Stefano Rolla, regista.
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