Terroristi islamici e la strana coincidenza dei loro attentati utili ai piani governativi.
Da: Il Derviscio
“I ribelli attirano i ragazzi descrivendo un mondo islamico ideale che risulta molto convincente per persone che devono confrontarsi con la dura realtà di una zona dove il tasso di disoccupazione raggiunge anche il 58%. Qui non c’e’ assolutamente niente, nessun lavoro con cui iniziare. I terroristi, i Wahabiti, approfittano di questo. Sono numerosi perche’ la gente ha fame ed ha bisogno di soldi”. Parola di Luiza Archakova, 24 anni, il marito torturato e ancora detenuto nelle carceri russe nel Caucaso.
Se quindi da una parte l’influenza wahabita ed estremista nelle repubbliche caucasiche è innegabile, dall’altra è incredibile come questi “ribelli” riescano sempre a mettere nelle mani di governi e polizie di mezzo mondo l’argomento giusto al momento giusto per realizzare percorsi e disegni che altrimenti si presenterebbero difficili se non impossibili.
Molti in Russia non hanno dimenticato la vicenda del coinvolgimento dei servizi segreti russi (Fsb) negli attentati ai condomini di Mosca, Volgodonsk e Buinaksk che nel settembre del 1999 uccisero oltre 300 persone. I vertici del Fsb incolparono subito i separatisti ceceni, scatenando un’ondata di nazionalismo che spianò la strada del Cremlino all’ex capo del Fsb, Vladimir Putin (in carica fino al mese prima) e garantì un ampio sostegno popolare alla seconda guerra in Cecenia. Una settimana dopo le stragi, nella città di Ryazan due terroristi vennero arrestati dalla polizia dopo aver piazzato in un altro condominio detonatori ed esplosivo dello stesso tipo di quello usato negli altri attentati. I due uomini, dopo aver mostrato il tesserino del Fsb, vennero immediatamente rilasciati su ordine di Mosca.
Anche nel caso degli attentati di Mosca gli interrogativi sono molti. Secondo testimoni oculari, la prima esplosione è avvenuta in tunnel fra le stazioni di Lubyanka e Okhotny Ryad smentendo la possibilitá di vittime sulla banchina d’attesa. Incredibile anche la testimonianza secondo la quale tre donne “col velo islamico” si siano intrattenute all’esterno della stazione Lubyanka, “una si è inginocchiata a pregare, cosa che ha insospettito i testimoni. Poi la donna è scesa nella metropolitana e le altre due si sono allontanate, pare che una armeggiasse con un telefonino, circostanza che confermerebbe la possibilità che gli ordigni siano stati azionati a distanza sul corpo delle kamikaze”. Non si capisce bene come siano stati effettivamente portati a termine gli attentati, se con cinture esplosive (allora perché i “telefonini” come innesco?) o con bombe ordinarie (allora perché la necessitá di attentatrici suicide?). Le notizie del ritrovamento di un terzo ordigno sono alquanto confuse, una cintura inesplosa sul secondo treno, una bomba alla stazione di Park Kultury. La notizia piú incredibile è peró quella secondo la quale “il viso delle due attentatrici sarebbe rimasto intatto permettendone cosí il riconoscimento”.
Trovato immediatamente anche il mandante degli attenti che, nonostante abbia prontamente smentito un suo coinvolgimento, è stato identificato in Doku Umarov, sedicente Emiro del Caucaso. Un “Osama” giusto al posto giusto per dare a Putin e Medvev la possibilitá di invocare lo stato di emergenza e l’applicazione delle leggi anti-terrorismo che prevedono un intenso controllo dei passaporti, un rafforzamento dalla “protezione” dell’ordine pubblico, l’ascolto di telefonate senza l’approvazione del Magistrato, la deportazione di persone sospette o “minacciate”, un controllo e la riduzione del traffico di merci e persone. Insomma, il regime di polizia. E, come aveva giá fatto nel 1999 dopo gli attentati ai condomini di Mosca che lo portarono ad essere eletto, Putin minaccia andare a “portarli fuori dalle fogne”. Medvev ha giá firmato il decreto straordinario per la sicurezza.
Insomma, piú piccioni con una fava: rinforzare la presenza russa nelle repubbliche caucasiche promuovendo una nuova “cecenizzazione” del conflitto politico, assicurare la continuitá dell’attuale regime e instaurare un clima di caccia alle streghe utile a rendere innocue e, se è il caso, eliminare le voci critiche del dissenso.
Tutta colpa del terrorismo islamico, per la pace delle coscienze e della ragione dei poveri di spirito.